giovedì, gennaio 16, 2003

Mal d'Africa... Grazie Chiara
Ho parlato per ore con Chiara stasera. Chiara è una ragazza ugandese che, grazie all'aiuto di un missionario italiano in Uganda e dell'Associazione Italia-Uganda, è venuta a studiare medicina in Italia lo scorso settembre.
E' di una dolcezza rara. Di quelle persone che ti verrebbe voglia di tenerle tutte in una mano e cullarle un po'.
Mi ha detto quanto sia difficile studiare biologia in una lingua che ha imparato solo pochi mesi fa...
Cinque anni fa, anche Aline mi raccontò d'aver dormito 3/4 ore a notte per un anno, per non rimanere indietro...
A volte Chiara avrebbe voglia di rinunciare a tutto, di tornare indietro... ma poi legge una poesia trovata chissà dove che dice di non abbattersi e ricorda a se stessa che tanti sacrifici un giorno le permetteranno di tornare nel suo paese e di realizzare il suo sogno, che, sin da bambina, è stato quello di fondare un orfanotrofio...
Ho sorriso, perchè io da bambina, vedendo Candy Candy, dicevo che un giorno avrei voluto avere una mia Casa di Pony piena di bambini... Ed ora?
Anche Chiara ama i bambini... Nel suo paese ce ne sono tanti, ovunque... ti vengono incontro e parlano parlano parlano anche se non capisci... Poi per strada ci si saluta tutti... in una tribù diversa dalla sua, c'è la tradizione d'inginocchiarsi davanti agli anziani... Chiara fa fatica ad accettare le distanze che ci sono qui... Le distanze, i limiti la intimoriscono...
Si abituerà sì... ma ha anche paura di abituarsi... Quando qualcuno del suo paese va in Europa a studiare e poi, finiti gli studi, torna indietro per realizzare qualcosa di buono, viene guardato con diffidenza da chi è rimasto... considerato quasi un "estraneo", non più una della propria gente... Ed allora trova scarsa collaborazione e diventa tutto difficile...
Mi viene in mente il maestro de La scuola e la scarpa di Tahar Ben Jelloun... Tornato dall'Europa, va ad insegnare nella scuola del suo paese, ma non ci sono bambini in classe... Li cerca e infine li trova in una fabbrica di scarpe da ginnastica di una nota marca (per non fare pubblicità, Nike)... Lavorano lì per un dollaro al giorno... Non ha importanza studiare, quando non hai di che mangiare...
"Ma con un dollaro cosa mangi?", chiedo a Chiara. "Nel mio paese con un dollaro riesci a comprare vivande per due giorni per una famiglia" "Ma davvero? Qui con un dollaro non compri neppure un gelato!" "Sì... lo so" dice Chiara e abbassa lo sguardo...
E' contenta stasera... Parla parla... E' sempre stata una chiacchierona, ma da quand'è in Italia, di solito, durante una discussione, si limita a sorridere, per paura... "Ma paura di cosa?" "Paura che non piaccia quello che ho da dire"... A volte si sente guardata in modo ostile, come se le volessero dire "Tu, con questa pelle nera nera, che ci fai qui?"...
Le ho parlato del mio mal d'Africa senza esserci mai stata ma averla solo vagheggiata grazie ai racconti di Aline del Camerun, Chloè del Burundi o a Ebano di Kapuscinski ed altre letture...
Ho parlato a Chiara di Chloè, che è stata qui tre anni, di sua madre Marguerite Barankitse, detta Maggy e del loro rischiare ogni giorno la vita per curare i bambini rimasti orfani o feriti durante le lotte tra hutu e tutsi...
"Ah sì, lì è bruttissimo... Durante i giorni del massacro, i morti arrivavano persino in Uganda galleggiando sul Nilo o sul Lago Vittoria... In quei giorni non potevi mangiare pesce e dovevi stare attento all'acqua che bevevi... Ci sono posti dell'Africa molto pericolosi... Dovrai stare attenta quando verrai... Ma se vuoi puoi venire con me quest'estate e stare un mese da me... Ti piacerà il mio paese"
Mi piacerà...