domenica, novembre 10, 2002

J.
quasi un mese fa al telefono... giudizi, predica della serie "guardo la pagliuzza che sta nel tuo occhio ma non vedo la trave che sta nel mio", parole pesanti come macigni, gelo, la sensazione che tu non m'abbia mai conosciuta e che io non abbia mai conosciuto te. Abbasso la cornetta del telefono e mi vengono in mente tutte quelle volte in cui io ti avevo dato la priorità sul mio ex, sugli altri amici, sui miei esami e a quelle volte in cui tu mi avevi fatto sentire inopportuna o avevi programmato il tempo per noi, ricordo la tua scenata preestiva e tutti quei minimi particolari che dovevano essere un campanello d'allarme ma su cui avevo lasciato correre ed infine considero come il tuo cambiare alloggio abbia fatto venire alla luce aspetti nuovi di te. La sera mi si riferisce del tuo tradimento: non solo hai tradito la mia fiducia raccontando pensieri espressi nei momenti in cui più ero confusa e disorientata, ma hai anche stravolto tali pensieri, facendomi apparire in cattiva fede opportunista bugiarda e quant'altro e con tutto ciò ti sei persino intromessa nella mia vita privata. Mentre S mi racconta è come se mi stessero infilando una mano dentro al cuore e estraendo da esso il tuo nome e tutto quello che esso e i nostri cinque anni insieme vogliono dire. Mi fa male non solo il venire a conoscenza del tuo tradimento ma anche il quasi lutto che esso comporta.
Indecisa sul chiamarti o meno, alla fine preferisco aspettare che tu ti faccia viva. Spero che tu mi dirai quanto hai fatto senza che sia io a dovertelo chiedere.
Dopo neppure quattro giorni è il mio compleanno e tu che non dimentichi una ricorrenza, nemmeno la più banale, del tipo "quattro anni fa come oggi, abbiamo preso una cioccolata insieme", non chiami. Non sono una di quelle persone che da importanza agli auguri per il proprio compleanno. Girolamo, per esempio, si dimentica sempre, eppure non smetto di considerarlo il mio migliore amico. Ma so quanta importanza dia tu alle ricorrenze e capisco che il tuo silenzio non è dovuto ad una dimenticanza, ma è voluto.
Passano i giorni. Sono ferma in fila per entrare a mensa, tu invece stai uscendo. "Ciao" e procedi oltre.
E poi la sera a teatro. Sarà stato pur imbarazzante per te quanto vuoi, ma se davvero ti sentivi in una posizione difficile, avresti potuto fare a meno di trovartici e comunque avresti potuto gestire il tutto diversamente, non lasciando che io mi ritrovassi sola. Nessun tuo segnale nei giorni dopo.
E stasera mi ritrovo in portineria il tuo invito alla tua laurea, spersonalizzato, lasciato lì come per tutte le altre. E se per quasi un mese, ho incassato bene il colpo, il tuo giudicarmi, il tuo tradimento, il tuo silenzio e tutto il resto, stasera no, stasera, come temevo, l'ho sentito bruciare il tuo nome ancora scritto da qualche parte sul mio cuore. E' che non si dimenticano cinque anni così, dall'oggi al domani, anche se la ferita è davvero grande.
E' che, in cuor mio, inconsciamente, m'aspettavo che presto avresti fatto qualcosa, non so nemmeno io cosa, per riallineare il tutto.
Ma quell'invito... e così... E pensare che sino a poco tempo prima si facevano tanti progetti sul giorno della nostra laurea e sui festeggiamenti che avremmo organizzato l'una all'altra...
E t'ho chiamato... più per me che per te (per citare qualcuno)...
Ed ora non so... Sono disorientata... Hai negato il tradimento, ma certe cose S non le ha mica viste in sogno... Seppure stravolte, avevano il loro fondo di verità, verità che solo tu puoi avergli detto...
Non ti senti nè colpevole nè responsabile di nulla... Ti rimproveri al massimo d'essere stata troppo passiva e inerte questo mese... Mi pensavi arrabbiata dopo la telefonata del 15 e aspettavi che per qualche intervento miracoloso il tutto si sarebbe sistemato da sè... Ma dato che ciò non accadeva, allora ero io l'insensibile... Vorrei esserlo davvero... E boh... Non so cosa pensare...
Ancora una volta... chi vivrà vedrà